Gli scalpelli giapponesi sono fra gli utensili più usati nell’artigianato del legno.
Vengono usati nella costruzione di mobili o pannelli, o nella produzione delle maschere giapponesi, negli intarsi di mobili, nelle sculture e molto anche nella carpenteria, come il restauro delle capriate dei castelli e delle loro case tradizionali. Per gli amanti del fai da te, che non amano la produzione di polveri dovute all’utilizzo di attrezzi come frese, questi sono fra i più consigliati , in quanto il loro tagliente è fatto con acciaio duro e resistente rivestito da uno più morbido che ne riduce la fragilità. Gli scalpelli giapponesi lavorano qualsiasi tipo di legno da quello più duro , come le capriate , a quello più morbido e leggero come i kiribako (scatole giapponesi).
Uno dei luoghi comuni che affliggono maggiormente gli scalpelli giapponesi (detti nomi) riguarda la loro presunta fragilità. I nomi, così come tutti gli altri hamono , sono prodotti con acciaio al carbonio molto
puro, ottenuto da sabbie ferrose fuse in fornace con carbone di legna. Questo acciaio produce taglienti molto affilati e durevoli nel tempo, a differenza di molti acciai occidentali. Certamente un tagliente così affilato possiede intrinsecamente una certa fragilità. Ma questa non riguarda la qualità dello strumento, piuttosto riguarda l’abilità e le capacità di chi lo utilizza.
Tutti gli scalpelli da noi commercializzati sono realizzati con acciai della YSS (Yasuki Special Steel) , un ramo della più famosa Hitachi. Le due tipologie di acciaio più usate sono lo shirogami (carta bianca), usato per gli scalpelli tataki (a percussione con mazzuolo), lo aogami (carta blu) usato per gli scalpelli e le sgorbie a spinta manuale, e il nuovo SHK-51, un acciaio rapido che resiste bene alle abrasioni e al surriscaldamento causati dal tornio.
Se ben utilizzati e mantenuti, questi attrezzi sono in grado di durare a lungo e di regalare sensazioni di maneggevolezza e precisione uniche.

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